Quentin Tarantino, stimato e riconosciuto regista, ha rivolto affermazioni molto dure verso Netflix.
Quentin è uno dei massimi registi contemporanei che ha donato al cinema capolavori come Pulp Fiction che gli ha fatto vincere una Palma d’oro al Festival di Cannes nel 1994. Ma come mai se la sta prendendo con Netflix? Cosa è accaduto? Ecco tutti i particolari della vicenda.
Tarantino è un appassionato di cinema fin dall’infanzia e già da ragazzo divorava gli spaghetti western e le opere di Sergio Leone. Questi lungometraggi hanno poi influenzato la sua filmografia, aiutandolo a creare perle come Django Unchained e The Hateful Eight. Il primo è valso due Oscar di cui uno andato a lui per la miglior sceneggiatura originale, mentre per il secondo è stato assegnato un Oscar alla colonna sonora di Ennio Morricone. Ma perché ha attaccato Netflix?
Quentin Tarantino non le manda a dire
Di recente Quentin Tarantino ha rilasciato un’intervista a Deadline in cui ha detto la sua sui lungometraggi che vengono creati per le piattaforme in streaming. Su questo tema lo sceneggiatore de Le iene ha una visione che stride col presente e sui probabili scenari futuri dell’intrattenimento. Ha sempre pensato infatti che i film debbano essere distribuiti e visti nelle sale cinematografiche e solo in seguito, eventualmente, in televisione.
“Che cos’è un film oggi? Qualcosa da vedere su Apple?”, secondo il grande filmaker così la questione gira solo intorno a rendimenti marginali e ha fatto il nome di Ryan Reynolds, giusto per fare un esempio. Pare che il marito di Blake Lively abbia guadagnato 50 milioni con una pellicola su Netflix e altri 50 per un altro. Il volto di Dal tramonto all’alba ha osservato che quei film non esistono dal punto di vista culturale, è quasi come se non ci fossero nemmeno.
Per questo motivo il Premio Oscar ha preso una decisione, cioè quella di realizzare il suo ultimo film: The movie critic con Sony, perché “sono gli ultimi a essere totalmente e pienamente impegnati nel fornire un’esperienza cinematografica“. Lo scrittore ha proseguito spiegando che quelli della Sony non lo fanno per arricchire il loro catalogo in streaming, ma giudicano il successo in base ai posti occupati in sala.
Inoltre a parere suo nell’azienda di Yoshida non si realizza un’opera grande e costosa solo per metterla in streaming, mentre nessuno sa che si trova lì. Un giudizio severo, ma sincero, probabilmente molti cinefili duri e puri la pensano come lui.