Il suo ideatore ha ripercorso la vicenda che risale all’inizio degli anni ’80, l’industria del videogioco aveva già raggiunto il suo picco.
“Sono stato io a creare il videogioco di E.T., proprio quello che è stato definito il più brutto della storia”, è Howard Scott Washaw a parlare nell’intervista riportata da NPR. Un prodotto nato sotto una cattiva stella, un progetto folle su cui anche Steven Spielberg mise la firma. Il consenso è praticamente unanime: non è stato partorito mai più niente di peggiore.
Lo sviluppatore all’epoca lavorava per Atari, l’azienda aveva da poco ottenuto i diritti per il primo videogioco di Indiana Jones, ispirato dal film di successo I predatori dell’arca perduta. A soli 23 anni riesce a sfornare un’avventura davvero rivoluzionaria, tanto che il regista rimase stupito dal risultato. Così lo volle anche al timone di un progetto simile, solamente qualche tempo dopo: mai avrebbe immaginato di andare incontro alla propria rovina.
La storia del videogioco di E.T., i motivi del flop commerciale
In sole 36 ore Howard Scott Warshaw dovette immaginare un videogioco che potesse proseguire la scia di successo del film E.T. L’extra-terrestre – arrivò nelle sale nel 1982. Fu il regista Steven Spielberg a fare il suo nome, visto che era rimasto impressionato dal lavoro fatto sulla trasposizione videoludica de I predatori dell’arca perduta. Dopo cinque settimane finalmente vide la luce, venne pubblicato per la console di punta di Atari, ovvero l’Atari 2600 – uno dei sistemi più popolari dell’epoca.
Tuttavia, si rivelò un flop commerciale oltre che un prodotto bruttissimo. La trama si basava solo alla lontana su quella della pellicola e le meccaniche di gioco disorientarono e frustrarono chi decise di acquistarlo. L’alieno protagonista del film deve assemblare un telefono per mettersi in contatto con la propria ‘casa’, i gamer dovevano andare in giro a raccoglierne le parti.
Il vero problema fu il personaggio principale, che continuava a ritornare al punto di partenza, con la stessa schermata che appariva a ripetizione senza tante spiegazioni. L’intero settore a un anno dalla sua pubblicazione collassò completamente, non lasciando altra scelta alla casa di produzione che di abbandonare migliaia di cartucce in esubero in una discarica in New Mexico – dissotterrate, tra l’altro, di recente.